Storia delle Tshirt. Dai marinai ai bambini.

Ne è passato di tempo da quando le Tshirt erano un indumento intimo indossato da marinai e militari americani sotto le loro uniformi. Oggi sono diventate uno strumento attraverso cui esprimere opinioni o raccontare una parte di sé. Nel tempo questo semplice capo di abbigliamento si è evoluto in qualcosa di simbolico, un segno di appartenenza, uno strumento di comunicazione. E anche per lo stile di bambini e ragazzi si è pian piano trasformato in un modo per assecondare le loro passioni, attraverso l’utilizzo di stampe, inserti, scritte.

Dai militari…

Risale addirittura a fine Ottocento la nascita della Tshirt, che in origine era un “pezzo unico” di colore bianco con i bottoni davanti, più simile ad una tuta aderente. A inizio Novecento fu l’azienda tessile P.H. Hanes Knitting a realizzare la propria versione dell’indumento, mentre è soltanto nel 1920 che nasce il nome di “camicia a T”, secondo l’Oxford English Dictionary: ad usarlo (inventarlo?) per primo è lo scrittore Francis Scott Fitzgerald nel romanzo “Di qua dal Paradiso”.

… al cinema

Nel 1938 la Sears la affinò creandone una delle prime versioni a poter essere indossata come indumento esterno: il nome Gob shirt era un riferimento ai maggiori utilizzatori del capo, i “gob” appunto, la parola dello slang con cui erano conosciuti i marinai. La consacrazione definitiva arriverà grazie al grande schermo e ai divi degli anni Cinquanta Marlon Brando e James Dean che ne faranno sì una divisa, ma per una generazione di giovani americani in jeans e maglietta, oltre che cospicue dosi di gel tra i capelli.

La prima scritta. E poi la cultura pop

Oggi siamo abituati a leggere sopra una maglietta nomi di brand, frasi ironiche o provocatorie: ma nel 1948 fu rivoluzionaria la scelta del candidato presidenziale, il governatore Thomas E. Dewey, di stamparci lo slogan “Dew-It with Dewey” durante la sua campagna elettorale. Uno di quegli esemplari di Tshirt è esposto nella collezione permanente dello Smithsonian Institute di Washington. Come sempre è poi la cultura popolare a far esplodere la moda: tra i casi di maggior successo è sufficiente citare lo smile e la linguaccia dei Rolling Stones per spiegare come un capo d’abbigliamento, nato per essere nascosto sotto gli indumenti, sia diventato un mezzo di comunicazione di sentimenti, gusti e opinioni, emblema della cultura pop.

Tshirt, bambini e libertà

E per i nostri piccoli? Ora probabilmente per noi è impossibile immaginare di vederli giocare indossando una camicia. La maglietta è diventato un capo imprescindibile con cui poterli rendere liberi di muoversi e divertirsi. Sempre di più, soprattutto negli ultimi anni, si è cercato di uscire dagli schemi per quanto vincolanti della forma standard. La fantasia di stilisti e creativi ha permesso, soprattutto per i giovani utilizzatori, di aggiungere materiali, inserti e grafiche che hanno reso le Tshirt dei capi d’abbigliamento speciali. Pensiamo alle paillettes a impreziosire dettagli come le taschine, oppure reversibili per rendere la maglietta uno spazio interattivo, uno spazio di gioco da indossare. Le stampe, degli animali preferiti dei nostri ragazzi, celebrative del loro sport preferito, dell’animale del cuore (unicorni e dinosauri compresi) o dell’amicizia raccontano qualcosa di loro, mentre dettagli come il nodo sul fianco, l’apertura a goccia sul dietro o le applicazioni in rilievo servono a rendere speciale e a modo suo unica ogni interpretazione di questo capo diventato il classico per eccellenza dell’abbigliamento dei bambini.

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